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Le storie mitologiche sull’origine del caffè



Le storie mitologiche sull’origine del caffè sono numerosissime e si perdono nella notte dei tempi. La prima, di matrice islamica, narra che Maometto, durante una battagliaestenuante ricevette in dono da un arcangelo una manciata di chicchi di caffè che mise a bollire per estrarne il succo; dopo pochi sorsi fu in grado di sconfiggere quaranta soldati e di soddisfare quaranta donne. Nello Yemen si crede invece che la scoperta del caffè sia da attribuire ad un pastore che, avendo notato una certa vivacità tra le proprie capre dopo che queste avevano brucato bacche di caffè, decise di masticarne alcune, rendendosi subito conto del loro effetto rinvigorente. La notizia giunse presto alle orecchie dei religiosi di un monastero locale che si affrettarono a sperimentare varie ricette di cottura dei chicchi di caffè al fine di creare una bevanda capace di aiutarli a restare vigili durante le notti di preghiera. L’ultima leggenda è forse quella più attendibile in quanto il protagonista, Al Shadhilly, è tutt’oggi considerato come il “santo patrono” dei coltivatori e dei consumatori di caffè. Il mito vuole che egli venne esiliato perché accusato di aver offeso l’onore della figlia del re e si trovò a doversi nutrire con quello che la natura aveva da offrirgli. Provò quindi a fare un decotto di bacche di caffè e scoprì che non solo aveva un ottimo sapore ma che costituiva una cura efficace per una epidemia di prurito che dilagava nei villaggi vicini. Come ricompensa per aver aiutato la comunità venne riammesso in patria dove continuò a testare i vari usi medicinali della bevanda.

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